Venerdì 15 ottobre 2021 - ore 10.00
Trieste, Biblioteca Statale "Stelio Crise", Largo Papa Giovanni XXIII, n. 6
Proiezione del film di e con la presenza di Daniele Di Biasio
A cura del dott. Francesco Cenetiempo
Presso la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste si è svolta la prima proiezione, all'interno della manifestazione "Cinema nelle Biblioteche", “Soltanto un nome nei titoli di testa” di Daniele Di Biasio. Il regista era presente alla proiezione. Il film ricostruisce la biografia artistica, a cent’ anni dalla nascita, del grande sceneggiatore italiano Ugo Pirro, dall' impegno politico ai due Oscar vinti nel 1972 per la sceneggiatura originale di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e per la sceneggiatura non originale de Il giardino dei Finzi-Contini tratto da un romanzo di Giorgio Bassani. Sono intervenute alla mattinata di studio, la professoressa Cristina Benussi per la sezione Letteratura del Circolo della Cultura e delle Arti e la professoressa Donata Carelli docente dell'università roma di Tor Vergata e autrice di un volume monografico su Ugo Pirro.
UGO PIRRO. Il soldato, lo scrittore e lo sceneggiatore.
Incontro con gli studenti dell’ISIS “L. Galvani” di Trieste presso la Biblioteca statale Stelio Crise.
di Donata Carelli (*)
Ugo Mattone, in arte Ugo Pirro, oggi viene per lo più ricordato come sceneggiatore per i titoli dei suoi film più noti, A ciascuno il suo (1967), Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), Il giardino dei Finzi Contini (1970), La classe operaia va in paradiso (1971), La proprietà non è più un furto (1973) e molti, molti altri. L’intervento rivolto agli studenti vuole raccontare come iniziò la carriera di Ugo Pirro a partire dall’esperienza nodale come soldato durante la II guerra mondiale, un’esperienza che lo segnò profondamente e che costituì il nucleo fondante del ricordo a cui attinse per il suo esordio letterario.
Molti non sanno che il sottotenente Ugo Mattone nel 1940 viaggiò su una tradotta partendo proprio da Trieste, attraversò il paesaggio dei Balcani in treno in un viaggio durato circa una settimana, fino a giungere ad Atene. Negli anni Cinquanta fece il suo esordio letterario con il romanzo breve Le soldatesse, cui seguirono Mille tradimenti, Jovanka e le altre, Freddo furore e L’isola in terraferma e molti altri libri tradotti in tutto il mondo. La stampa ne salutò l’exploit come accade con i grandi romanzieri. Quando Pirro dichiarò e che avrebbe lasciato la letteratura per dedicarsi unicamente al cinema, Cesare Zavattini tuonò: «Ma è l’inferno!». Ugo Pirro, nei primi anni di attività, raccontò soprattutto la guerra, poi romanzi a sfondo sociale, di denuncia, gialli e memorialistica. La guerra l’aveva vissuta sulla pelle, in Grecia, in Jugoslavia, in Sardegna, riportando a casa tutta l’amarezza che i lati oscuri del conflitto gli avevano lasciato addosso. Scrisse del conflitto e lo fece con parole nette, asciutte, senza fare né farsi sconti. In lui si percepiva la lucidità, mai appannata da vincoli morali o ideologici imposti, di chi è intimamente convinto che i conti si fanno solo con la Storia. Il conflitto raccontato da Ugo Pirro in quattro dei suoi romanzi: Le soldatesse, Mille tradimenti, Jovanka e le altre, L’isola in terraferma, è una sorta di deserto dell’insensatezza umana, uno spazio in cui, proprio come accade nel deserto, l’uomo è costretto ad incontrare la propria coscienza e ad affrontare un altro conflitto per cui non si è mai preparati: quello con se stessi, con le proprie paure, le debolezze, talvolta i ripensamenti. Un conflitto nel conflitto da cui non si torna vincitori, di certo feriti, forse più consapevoli. E qualcuno, dal conflitto, rinasce scrittore. Anche la sua biografia, a guardarla bene, ha gli snodi di un romanzo d’avventura. In lui, esperienza e creatività appaiono inscindibilmente legate.
Innegabile il suo talento immaginifico a partire dall’importanza attribuita all’“idea”, vero detonatore della fantasia e della memoria. Alla definizione dell’“idea” come momento apicale della creatività, Pirro ha dedicato un manuale sui generis, Per scrivere un film. Frutto evidente della sua esperienza come docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, il libro contiene sin dalle prime pagine la rivendicazione della dignità dello scrittore di cinema, così spesso trascurato come figura ed escluso ingiustamente dal successo di un film, tributato esclusivamente ai registi. Oggi la situazione è in rapida evoluzione e lo sceneggiatore forse inizia a essere non più solo “un nome nei titoli di testa”. L’esperienza di Ugo Pirro, così come viene raccontata nel documentario “Soltanto un nome nei titoli di testa” di Daniele Di Biasio, e che è stato oggetto di dibattito con gli studenti, vuole sottolineare ai giovani cineasti come non debbano mai venir meno la curiosità, la caparbietà e un’incrollabile determinazione. Solo così il miracolo del cinema torna a rinnovarsi e a saper interpretare il comune sentire del pubblico in sala.
(*) Donata Carelli, docente presso l’Università di Roma Tor Vergata sui rapporti tra la Letteratura e il Cinema, collabora con l’Università Roma Tre per il Master “I percorsi dello storytelling” dove si occupa del rapporto tra immagine e parola. È diplomata in Sceneggiatura presso la Nuova Università del Cinema e Televisione (NUCT) di Roma, dove è stata allieva del Maestro Ugo Pirro. Per l’editrice UniversItalia ha recentemente pubblicato la monografia Ugo Pirro. La scrittura del conflitto (2020) con prefazione di Andrea Purgatori. Nel 2008 è stata co-sceneggiatrice del documentario “Soltanto un nome nei titoli di testa” Omaggio ad Ugo Pirro, di Daniele Di Biasio di cui è stato un Evento Speciale alla 65ª Mostra del Cinema di Venezia 2008.